domenica 26 marzo 2017

NON E' UN PAESE PER GIOVANI (film) di Giovanni Veronesi, Italia 2017

I ragazzi italiani, brava gente, sono costretti a scappare dal Belpaese per soddisfare le proprie legittime ambizioni, e il successo che spesso trovano all'estero dimostra quanto quelle ambizioni fossero fondate, ma anche quanto ingrata e irriconoscente sia la loro Patria. All'inizio del film, tante mini-interviste a ragazzi in varie parti del mondo mostrano la sincera voglia di fare, la pazienza per climi inclementi, la nostalgia mista a delusione, l'intraprendenza dei nostri figli e anche la meraviglia di chi scopre che il mondo è ben altro che l'avara provincia italiana ripiegata su se stessa. La partenza è dunque fortissima. Ma subito dopo inizia una storia che con quei ragazzi non c'entra proprio nulla: due giovanotti che fanno i camerieri, che posto sognano per emigrare? Mica Reykjavik: molto meglio Cuba, noto Paese all'avanguardia dell'innovazione. E per arrivarci, a chi fanno appello? Semplice, al babbo giornalaio, che dovrà scucire gran bei soldi per finanziare un vago e strampalato progetto. Dopodiché la troupe si trasferisce armi e bagagli nelle belle spiagge caraibiche, dove anche girare un film (oltre che sognare una vita migliore) è comodo e appagante. Ora la storia è questa: i due ex camerieri hanno raccattato in due quarantamila euro, a fronte del messaggio di un tizio cubano, maneggione e molto macchietta, che promette sfracelli grazie al progresso del wi-fi a Cuba, e vuol vendere ai due una spiaggia dove installare un internet cafè. La spiaggia trovasi in un'isoletta collegata con la principale da una strada in stile Mestre-Venezia, vero e proprio ecomostro, ma che importa. Importa che ci siano le palme, una capanna di lamiere e una specie di tenda canadese di frasche. Il wi-fi non c'è affatto, questo è vero, ma il losco individuo l'ha promesso e i due fresconi gli hanno dato i quarantamila sulla fiducia. Intanto uno dei due si scopre boxeur e ingaggia match con tanto di scommesse clandestine. Finirà male, ma è più forte di lui, a riprova del fatto che i due proprio non ne hanno. A proposito, ad aspettarli a Cuba avevano trovato una ragazza cui un aneurisma aveva tolto buona parte della capacità cognitiva. Vista la scemaggine della ragazzotta, forse non era stato un aneurisma, ma una lobotomizzazione. Viene da dire che di tre cervelli non se ne fa uno. Il losco faccendiere viene arrestato e il progetto dell'internet cafè par naufragare nel mare cristallino dell'inutile isoletta caraibica. Provvidenza e copione vogliono però che spunti fuori un deus ex machina, ovvero un "eroe", cioè un vecchietto dalla candida barba, residente proprio sulla spiaggia, che ha salvato a suo tempo della gente da uno squalo. Il che (per inciso) dà il destro all'ineffabile autore dei dialoghi di mettergli in bocca un pistolotto sul fatto che non si sente affatto un eroe, ma una persona normale che ha fatto semplicemente il suo dovere eccetera eccetera. Il vecchietto aspetta da anni una ricompensa, finché viene appunto selezionato dal governo per un premio. Può esprimere un desiderio, come nelle favole, e che cosa sceglie? Non una casa, non soldi, non un lavoro ma per l'appunto el uìfi! E così capra e cavoli sono salvi, e il sogno del cafè si avvera. In più, siccome uno dei due tizi aveva ambizioni di romanziere (el uìfi da solo era un po' poco come obiettivo per farci un film), ecco che arriva l'ultima pagina del romanzo, ovviamente sull'amico frattanto provvidenzialmente desaparecido. La lettura dell'ultima pagina appena scritta (come se il completamento di un romanzo coincidesse con l'ultima pagina...), a coronamento della vicenda, è anche il momento più involontariamente comico del film. Ma ce ne sono anche altri, come ad esempio l'insorgere della passione sulla tomba dell'ex fidanzato di lei, morto tempo prima. Quando un film è fatto male, tante cose finiscono per andar storte. Solo un paio di esempi: l'amicizia fra i due ragazzi sboccia, ma uno dei due mantiene il segreto sulla propria abitazione. Un giorno l'altro lo pedina, viene scoperto e c'è una scena madre tipo "perché mi segui?" "Ma no non volevo" eccetera. E poi? Mica ce lo spiegano perché lui manteneva il segreto e che c'era di tanto misterioso. Oppure: la ragazza corre ad avvisare che il boxeur sta morendo. Si presume che sia molto malato, o gravemente infortunato. Macché, quando lo raggiungono è fatto come una spugna, ma baldanzoso e desideroso di combattere. Quasi morirà, è vero, ma solo dopo un po', perché andrà a sbattere contro un energumeno locale. E allora come mai per la ragazza stava per morire? No per carità, non andate a vedere questo film irritante, tipico filmetto italiano con attori che non sanno recitare (tranne Nino Frassica nel suo gustoso cammeo), dialoghi ammiccanti, oscillanti come al solito fra comicità greve, parolacce e sentimentalismo vuoto. Non andateci almeno per rispetto a quei ragazzi delle interviste, che lavorano sodo in Paesi freddi o lontani, e il successo se lo sono guadagnato nell'ombra e in silenzio, grazie alle loro vere capacità. Altro che uìfi.

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