martedì 31 marzo 2015

L'ingegner Gadda va alla guerra, monologo su testi di Carlo E. Gadda, con Fabrizio Gifuni

Non posso dir molto su questo lungo monologo del pur bravo, mi dicono, mattatore Fabrizio Gifuni, andato in scena anche al teatro fiorentino de La Pergola. Vorrei, ma non posso. Perché la recitazione correva e correva, correva e per quanto l'attore fosse bravo a non mangiarsi le parole non lasciava che a tratti capire il senso delle cose che diceva; né tantomeno lasciava spazio alle profondità della prosa. E a causa di tanta rapidità e concitazione, la prima parte, il tragico diario di guerra, non si distingueva più dalla seconda, quel comico Eros e Priapo dedicato a Mussolini, ma che a buon diritto potrebbe riferirsi, per l'esaltazione priapesca, a qualche politico dei nostri giorni. Peccato, perché Gadda è Gadda; ma non ci è pervenuto. Autore colto, complesso, dai periodi lunghi e articolati, dalla parola mai scontata, dai riferimenti molteplici, Gadda va centellinato, assaporato, gustato col palato ed ogni altro senso. La pagina di Gadda non si fa voltare facilmente: meglio crogiolarcisi dentro, macerarsi nel barocchismo delle arguzie ora grottesche ed ora sottili, quasi impalpabili. Ma tu corri, attore, corri svelto fino alla meta del facile applauso, che un pubblico già predisposto all'ovazione ti ha voluto tributare. Io non ero in quel numero.

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