mercoledì 14 luglio 2010

OBIKA' (Mozzarella Bar), 2010

Ho provato questa catena di ristoranti di mozzarella prima a Firenze, poi a Milano e infine a Roma, ma il risultato non cambia: la mozzarella è irrimediabilmente avvizzita. Mica avariata, ci mancherebbe, ma avvizzita di certo. Le volte successive ero rassegnato, ma la prima ho provato a ribellarmi: giù le mani dal mito della mozzarella - uno dei pochi veri, semplici ma esclusivi miti della gastronomia attuale. E' come se un club per soli uomini, che si chiamasse, che so, "Curve femminili" facesse fare lo strip-tease a delle nonnette... Se scommetti tutto sulla mozzarella, ebbene la qualità dovrebbe essere indiscutibile. E invece è come la nonnetta di prima: sarà pure stata buona, in gioventù, ma adesso ha perso elasticità e vigore, giace nel piatto senza alcun turgore.
E ora sentite questa: io di solito non faccio scene, mi limito a non tornare più dove mi sono trovato male; alla cameriera di Firenze, che in modo insistente voleva estorcermi un complimento per la sua mozzarella, alla fine l'ho detto: mi spiace, era pure buona ma fresca no di certo. E lei che mi risponde? Che è stupita perché, pensi un po', in quel locale le mozzarelle vengono tenute appena tre giorni, dopo di che... (io immaginavo: si buttano via) e invece: dopo di che si usano solo per il sugo della pasta.
Ho troncato lì, ero troppo triste. La vera mozzarella di bufala al terzo giorno è certamente commestibile, ma non sa più di nulla, figuriamoci dopo. Ho capito: Obikà sta alla "mozzarella di bufala campana dop" come Pizza Hut sta al pizzaiuolo napoletano. Sempre la stessa roba, ma io preferisco la pizza verace.

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