Tutti ad esaltare le virtù del gran regista e le meraviglie di questo film. Tutti meno uno: l’estensore di queste note.
Avverto
subito che sto per fare spoiling, e non me ne pento affatto. La mia è una giusta
quanto minima vendetta contro un regista che mi ha fatto perdere quasi tre ore
a guardare le sue stupidaggini.
La vicenda
parte dalle immagini della liberazione di immigrati da un centro di detenzione,
tanto per creare attorno ai protagonisti un’aura di anelata giustizia sociale;
ma poi prosegue con una rapina, anzi una serie di rapine compiute da questa
banda (“French 75”) che si autoproclama libertaria e anticapitalista, ma invero
è soltanto una volgare banda criminale. E difatti la protagonista (nome in
codice… Perfidia! interpretata da Regina Hall, destinata però a scomparire a
metà film – che è successo, all’attrice è scaduto il contratto?) oltre a
dimostrare una notevole carica erotica finisce per uccidere a sangue freddo un
ostaggio che si muoveva troppo durante l’ultima rapina. Ricordiamocene, perché
ha un suo peso.
Lei ha un
compagno (Leonardo DiCaprio), votato interamente alla causa ma anche un po’
ingenuo.
Sul fronte
opposto una specie di P2 in salsa ketchup, molto più tecnologica e sofisticata
della nostra, si sta organizzando per liberarci di questi rivoluzionari una
volta per tutte. Il loro razzismo è alquanto rozzo, ma i modi sono felpati e
asettici, quanto basta per nascondere un cinismo che sì, esiste certamente in troppo
ampi strati della società americana, ma non certo con le ridicole modalità
illustrate da questo film, sempre con la scusa della "satira graffiante”.
Mentre DiCaprio
si affanna con la sua giusta causa, la setta segreta reazionaria militar-politica
incarica un certo colonnello Lockjaw, lui sì magistralmente interpretato da Sean
Penn, di provvedere alla bisogna senza risparmio di risorse. In cambio otterrà
l’agognata iscrizione alla setta. E lui si pone all’opera, fino a incrociare la
sua strada con la provocante Perfidia. Vabbè Lockjaw è tutto d’un pezzo, però ha un
segretissimo debole per le ragazze nere. E lei è nera, e lo provoca
sessualmente in maniere decisamente spudorata. Il poveruomo non prova nemmeno a
resistere, e sarà poi la sua fine.
Più tardi
Perfidia e Bob Ferguson (appunto DiCaprio) stanno insieme, finché lei dà alla
luce una bimba, ma poco dopo viene catturata e finisce in galera. Lui appende
il mitra al chiodo e si rifà una vita con la bambina.
Passano
gli anni, tutto sembra dimenticato, ma Lockjaw non ha dimenticato proprio nulla.
Ritrova finalmente i due (dopo almeno 15 anni, che ha fatto nel frattempo?) e
rapisce la ragazza. Il padre allora riprende i contatti con i rivoluzionari (un
intrigante Benicio Del Toro), si riarma e parte in cerca della figlia. Non sto
qui a raccontare le rocambolesche avventure che immancabilmente lo conducono a
riabbracciarla. Ma il colonnello l’aveva rapita non per motivi ideologici,
bensì per sottoporsi a un test di paternità che potesse togliergli “quel”
dubbio. E invece, ça va sans dire, il padre è proprio lui!
Questo è
inaccettabile per i caporioni della setta, così lui si discolpa sostenendo di
essere stato violentato da quella "perfida" nera. I caporioni fingono di
perdonarlo, fingono di promuoverlo a membro, fingono di installarlo in un
meraviglioso ufficio dentro un grattacielo molto americano, ma dal condotto di
aerazione esce un gas letale che lo stecchisce in men che non si dica. Solerti
individui in tuta bianca prelevano il corpo e lo introducono in quello che
sembra lo sportello di un cassonetto.
E Bob e la
figlia Willa? Ora possono vivere felici e contenti. Ah dimenticavo: prima del
lieto fine il babbo consegna alla figlia una letterina strappalacrime della
madre, densa di buoni sentimenti americani. Niente male per un’assassina priva
di qualunque scrupolo come lei!
Sbaglierò,
ma a me sembra proprio che questo regista ci abbia presi tutti in giro…